Imperdibile è la meraviglia della vista del maestoso androne, un regalo inaspettato, accolto con i sensi dilatati: la grandiosa spelonca si apre a sorpresa, inebriati dalla natura incontaminata e cullati dal suono dolce dell’acqua che scorre. Ci si potrà avventurare solo per pochi metri all’ interno del portale di roccia. La prosecuzione della visita sarà possibile, invece, solo a speleologi attrezzati ed esperti, che potranno apprezzarne le sale, i cunicoli, le concrezioni e i laghetti. Superato l’androne, infatti, una serie di marmitte e piccoli salti ne rendono difficoltoso l’accesso; oltrepassato lo pseudosifone, impraticabile nei periodi di piena, si giunge al Gran Salto: condotti a una profondità di -22 metri, si potrà godere del bellissimo lago sotterrano e di altri incantevoli ambienti (come il Sifone Dolci e il Salone Falchetti). Risalendo, inoltre, ci troveremo al cospetto della preziosa Galleria delle Meraviglie. L’entrata della Riserva, lungo la strada che da Sante Marie porta a Carsoli, è segnalata da un’apposita tabella informativa. La passeggiata fino all’ androne dell’Inghiottitoio è un dono che chiunque merita di concedersi.
L’ Inghiottitoio di Luppa prende il nome dalla contrada omonima della quale trovasi già memoria in FEBONIO (1678) e nella carta allegata alla sua opera sui Marsi. Il CORSIGNANI (1738), vescovo di Venosa, ricorda i paesi di “Tramonti, Poggitello e Uppa Col Disfatto Varro” e più oltre accenna ai due distrutti “Castelli” di Teclo e Uppa vicino alla Valle di Uppa o Luppa”. L’origine del nome è oscura anche perché scarsissime sono le memorie storiche di quei luoghi; potrebbe derivare dal nome dialettale dell’upupa o forse dal latino “Lapis”, per la natura eminentemente aspra e desolata delle rocce del Monte Guardia d’Orlando.
La prima descrizione della caverna d’ingresso dell’Inghiottitoio fu data dai soci del Club Alpino Italiano GAVINI e VOLTAN (1888) ed un riferimento limitato si trova nella guida dell’Abruzzo di ENRICO ABBATE (1903): “di fronte ai casali omonimi (Luppa) è l’inghiottitoio, una caverna che s’inviscera nel monte e fa capo ad un baratro che inghiotte un torrente”. La prima esplorazione fu compiuta dal Circolo Speleologico Romano (FRANCHETTI C., DATTI A., PIETROMARCHI P., LEVA M.) il 3 Settembre 1929. Oltrepassato di poco il 1° sifone, al ritorno gli esploratori furono sorpresi da una improvvisa onda di piena e si salvarono per la presenza di spirito di Carlo Franchetti. Fu esplorato, in quella occasione, anche l’angusto e tortuoso ramo sinistro oggi del tutto ostruito. Successive esplorazioni furono compiute dal C.S.R. nel 1942. Nel Luglio-Agosto 1946 il C.S.R. vi tornò con la Società Svizzera di Speleologia e le esplorazioni, estese alla grotta di Pietrasecca e Varri, superarono, a Luppa, di poco il 1° sifone. Il C.S.R. compì le seguenti altre esplorazioni che condussero al riconoscimento dell’intero sistema sotterraneo di Luppa. Nel luglio del 1955 BERTOLANI I. e PASQUINI G. giunsero ad un terzo salto, a circa 450 metri dall’ingresso, che non poterono superare. Altri tentativi fatti in seguito, non giovarono al progresso delle esplorazioni finche il 21 luglio 1957 PASQUINI G. e PREMOLI C. riuscirono a superare il 3° salto ed a proseguire fino ad un quarto e quinto salto che segnò il limite più profondo raggiunto, a 690 m. dall’ingresso. Quattro giorni dopo DOLCI M., MARZOLLA G. e PREMOLI C., in una esplorazione di 14 ore giungevano fino ad un 6° salto a circa 700 m.; altri tentativi fatti nei mesi estivi non portarono più innanzi nell’esplorazione. Solo il 1° Novembre, con un’uscita di due giorni, DOLCI M., PASQUINI G. e VOLPINI F. arrivarono ad un sifone terminale superato da Dolci, che trovò oltre un’immensa caverna (salone Carlo Franchetti). Il 13 Luglio 1958 ANGELUCCI A. e PASQUINI G. superarono nuovamente il sifone e il 4-5 Ottobre Marzolla G. e Pasquini G. portatisi oltre il sifone (temp. dell’acqua 4° C.), rilevarono il salone Franchetti e proseguirono per un breve ramo attivo e per un bellissimo ramo fossile In salita. Un tentativo di campo interno (1,2,3,4, Novembre 1958) fallì per il sopraggiungere improvviso di una piena che bloccò nella cavità FRANCHETTI M. e BERTOLANI I. Solo nel campo estivo del 10-15 Settembre 1959 si passò nuovamente il “sifone Dolci” portando così a termine il rilievo della grotta. Della squadra di punta che completò l’esplorazione fanno parte anche MARIO FRANCHETTI ed ENRICO PIETROMARCHI, figli di coloro che trenta anni prima avevano iniziato l’esplorazione dell’inghiottitoio. C.S.R.. “Bacini chiusi e fenomeni carsici dei monti Carseolani”, Notiziario del C.5.R. n. 10-1963).